Lunedì, 16 Settembre 2019 14:31

Alopecia androgenetica femminile

Written by
Rate this item
(1 Vote)

Può costituire, ancora di più che nell'uomo, un grave problema psicologico.

La calvizie femminile è sempre associata a una malattia. In circa il 40% dei casi, la perdita di capelli di tipo androgenico nelle donne è causato da un aumento della produzione di ormoni androgeni. In altri casi il problema è una maggiore sensibilità dei follicoli agli androgeni, causando capelli più fini e crescita meno abbondante, contemporaneamente il cuoio capelluto produce più sostanze grasse.

E' molto più probabile che si noti per la prima volta tra i trenta e i quaranta anni, rispetto ai venti-trenta anni negli uomini e può proseguire fino ad età avanzata. In generale non si tratta di una vera e propria calvizie, ma di un forte diradamento. Può essere dovuta al periodo postmenopausale, a deficit enzimatico surrenalico, a tumore secernente androgeni, a ovaio policistico, a iperprolattinemia, ad anoressia nervosa, ad alopecia androgenetica ereditaria. E’ probabile che inizi in coincidenza di un cambiamento ormonale, ad esempio l’inizio o l’arresto nell’assunzione di pillole contraccettive, il periodo post-parto, il periodo post-pubarcale, i periodi perimenopausali e postmenopausali. E' meno frequente di quella di tipo maschile. Si manifesta secondo la scala di Ludwig, interessando l' area del vertice e meno quella parietale, con una diffusa diminuzione di densità e sacrificando spesso la zona frontale. Spesso l'area non è completamente calva e ci sono capelli normali assieme a quelli miniaturizzati. Gli esami per la diagnosi sono tricogramma, esame microscopico dei capelli, conta tricologica, esami ormonali. Il dosaggio ormonale rileverà quasi certamente un aumento del testosterone. La distribuzione dei peli spesso è analoga a quella maschile. I capelli, oltre a diventare più sottili spesso sono meno docili, con un aumento dell'untuosità, fragilità, pelle d'oca, formicolio, prurito, bruciore. Spesso risulta particolarmente basso il tasso di un certo tipo di globulina, SHGB (Sexual hormones binding globulin), in grado di "legare" gli ormoni sessuali. A livello dei follicoli pilosebacei possono essere particolarmente attivi i recettori per gli ormoni androgeni, i quali sono invece dosati nel sangue in quantità normale : in pratica non si hanno ad esempio problemi di caratteri sessuali secondari.

Alopecia ovvero : analizziamo le problematiche femminili

 

Gli isoflavoni (fitoestrogeni vegetali contenuti nella ad es. nella soia) ad esempio regolano naturalmente la produzione ormonale corporea. Gli isoflavoni sono simili nella loro struttura agli estrogeni nel corpo umano e quindi aggiungere la soia alla nostra dieta può essere un modo di aumentare i livelli di estrogeni. Hanno un vantaggio decisivo rispetto agli ormoni chimici : manifestano il loro effetto solo in caso di carenza di estrogeni. Questo effetto equilibratore è particolarmente utile per le donne che desiderano sia assicurarsi un corretto e regolare equilibrio ormonale. Gli isoflavoni della soia bloccano anche la ricezione di estrogeni pericolosi e cancerogeni di origine chimica, aiutando così a proteggere il seno (e il corpo in generale) dai rischi di tumori. Ci sono numerosi studi clinici sugli effetti di prevenzione del cancro degli isoflavoni della soia. Uno studio clinico controllato ha valutato l'effetto degli isoflavoni sul metabolismo osseo, per verificare il loro effetto protettivo contro la perdita di massa ossea tipica delle donne in menopausa. La ricerca si è svolta su 40 giapponesi apparentemente sane ed in menopausa, divise in due gruppi. Per 10 settimane, il primo gruppo ha assunto 37,3 mg al giorno di isoflavoni, il secondo un placebo. All'inizio e al termine dello studio, è stata fatta la valutazione dell'eliminazione con l'urina degli isoflavoni e del calcio. Si è visto che i soggetti del gruppo isoflavoni avevano un'eliminazione di calcio nettamente inferiore a quella delle donne del gruppo placebo. L'eliminazione degli isoflavoni con le urine era invece superiore nelle donne che li prendevano, e questo indica che erano stati correttamente assorbiti. Non sono stati notati effetti collaterali degni di nota. Lo studio conferma che l'ingestione continuata degli isoflavoni, anche a dosi basse come quelle utilizzate in questa ricerca, è capace di ostacolare la perdita della massa ossea nella donna in menopausa. Dosi più elevate dovrebbero consentire di ottenere risultati ancora migliori, specialmente combinando gli isoflavoni con l'inulina, che ne favorisce l'assorbimento intestinale. Nelle donne asiatiche ad esempio vi è una incidenza bassissima di alopecia androgenetica post-menopausale, a causa di una alimentazione ricca di soia. I fitoestrogeni (ad esempio quelli contenuti nella soia) possono proteggere efficacemente gli uomini dal carcinoma della prostata e le donne dalle malattie legate alla produzione di estrogeni quali il carcinoma della mammella, l'endometriosi, la mastopatia fibrocistica (cioè la malattia fibrocistica del seno), i fibromi dell'utero ed i disturbi della menopausa. La bassa percentuale di queste patologie tra le donne giapponesi potrebbe essere dovuta al loro forte consumo di cibi a base di soia, specialmente di tofu. In effetti, le donne asiatiche non hanno neppure un termine nelle loro lingue per le "vampate di calore" - non sanno proprio cosa siano! Gli isoflavoni hano dimostrato di inibire la crescita di cellule umane di cancro al seno e al polmone. In aggiunta, un uso regolare delle proteine della soia (fagioli di soia, tofu, bevande di soia, ecc.) può abbassare il colesterolo nel sangue e i livelli di trigliceridi dal 10 al 15 per cento., soprattutto in persone con livelli elevati di lipidi. I fitoestrogeni (genistein e daidzein) dalla soia come alternative potenziali alla tradizionale terapia ormonale sostitutiva particolarmente perché possono essere protettivi contro il cancro al seno e sono antiestrogeni per l'endometrio ovviando così al bisogno della progestina. Per proteggere le ossa della donna in menopausa oltre all'uso di fitoestrogeni (con debole azione estrogenica) a volte si abbinano calcio, vitamina D3, inulina (prebiotico derivato dalla cicoria che facilita l'azione degli isoflavoni). Gli isoflavoni possono essere somministrati per lunghi periodi, anche nel periodo post-menopausa, per renderli ancora più efficaci è bene aiutare l'organismo a trasformare i glicosidi (la forma in cui gli isoflavoni sono presenti nelle piante) in veri e propri fitoestrogeni. Questa trasformazione avviene ad opera dei batteri intestinali e l'inulina, una fibra vegetale che ha un positivo effetto regolatore sulla flora intestinale. Ci sarebbe il bisogno di ulteriori studi clinici ampi e controllati per incentivarne l'utilizzo.

Tre en en


Gli ISOFLAVONI sono molecole naturali presenti in vari vegetali ed in particolare nella soia. Possiedono una struttura molto simile a quella degli estrogeni, e sono perciò definiti FITOESTROGENI. E’ stato dimostrato che gli isoflavoni hanno un effetto positivo sulla crescita dei capelli in colture di follicoli piliferi umani.

E’ il primo integratore al mondo di lipidi e steroli di cui sia stata dimostrata l’efficacia nell’aumentare l’energia e la vitalità ottimizzando il funzionamento delle membrane cellulari. Dà energia consentendo alle vostre cellule di funzionare in modo più efficiente.

Read 1036 times Last modified on Venerdì, 08 Gennaio 2021 09:59